L’innovazione tecnologica è il motore dell’attività economica. In generale il sistema economico più
performante sarà il sistema economico più innovativo sia sul versante del prodotto che sul versante del
processo di produzione con chiari benefici sui conti nazionali e sui livelli di occupazione. A questa logica
inesorabile sembra non possa sfuggire il sistema giudiziario chiamato a risolvere le controversie che
scaturiscono anche nell’ambito delle interazioni di mercato; l’utilizzo di sistemi di giustizia automatizzata
(per es. i cosiddetti strumenti di giustizia “predittiva” o “generativa”) potrebbero permettere risparmi sui
tempi e sui costi, consentendo al sistema economico di guadagnare efficienza (o di non perderla) rispetto a
sistemi giudiziari (come quello cinese o Usa) che fanno largo uso di questi strumenti ovvero che hanno una
capacità di maggiore efficienza a monte. Naturalmente questa logica pone enormi problemi scientifici,
epistemologici e giuridici legati sia agli strumenti di giustizia automatizzata a livello di algoritmo sia ai data
set (e dunque a livello di raccolta dei dati) usati per la fase di addestramento delle macchine impiegate. Più
in generale, questa logica pone enormi interrogativi sul piano teorico-generale e filosofico, in
considerazione dell’impatto che gli strumenti di I.A potrebbero avere sulla qualità della decisione giudiziale,
sull’esercizio del potere giurisdizionale e, quindi, sulla stessa configurazione del processo, della sua
funzione e, più in generale, della Giustizia.